PARTENZA COL COTTO
28/10/2008 09:37E’ andata.
Esordio con vittoria e, se vogliamo dirla tutta, già due punti in più rispetto all’anno scorso, quando siamo partiti con un pareggio. Almeno per una giornata, quest’anno, potremo dire di essere stati in testa alla classifica.
Partiamo dagli assenti che, si dice, hanno sempre torto. I nostri, in realtà, hanno sempre tortE, nel senso che i ghe n’ha sempre una. Senza fare nomi (ma quest’anno non sarò sempre così clemente), uno el gavea el corso de pre-ingabbiatura ad vitam (=fidanzati), n’altro da andar a vedar la partia de balon dei asesori del comune de Lugagnan contro la compagnia dei becchini de Pozzo Camacici, n’altro ancora l’era in casto pellegrinaggio spagnolo e l’ultimo, beh, disemo che l’ha ciapado una sc-ianta de arieta sul bombrigolo e l’ha passà la giornada a lesar Cosmopolitan sentà sul cesso.
Detto questo, va da sé che a dar man forte ai superstiti siano serviti rinforzi, e i nostri erano belli pronti fatti in casa, come i famosi dolcetti della nonna: non nel senso del gusto, naturalmente, ma nel senso che oramai iera sa beli che cotti nel forno da un pochetin e i risalia più o meno a quei ani lì. Si tratta del nostro beneamato presidente, che invece degli spiedini ‘sto giro inforca i guantoni da portiere, e del mister in versione laterale-centrale-universale e tutto quello che fa rima con “che bale”.
Fatto sta che l’abbiamo portata a casa: prestazione eroica in quanto a fiato (poco) in un campo così grande che da una porta all’altra cambiava il fuso orario. In verità vi dico che abbiamo disputato un primo tempo a tratti ripugnante, molli come el lesso co la pearà ma soprattutto ben lontani da quel sapore lì.
Ma per nostra fortuna il calcio è spesso ingiusto, e un’azione provata e riprovata in allenamento ci ha permesso di passare in vantaggio: il Friz sulla destra supera in scioltezza una decina di avversari oltre alla bandierina del calcio d’angolo e un paio di birilli e scaraventa una minella sapida alla folle (minuscolo) velocità di 13 metri all’ora. La sfera supera lo specchio della porta salutando un portiere ospite intento ad appiccicare le caccole sul palo e trotterella verso il fondo, dove arrivo io che la appoggio in rete facile facile (tradotto: scivolando, grattugiandomi stinco e ginocchio su sta sabbietta bastarda del campo e slogandomi il 60% delle articolazioni del corpo). Infermieri in campo e palla al centro.
La gara prosegue a ritmi serrati, nel senso che avrebbero dovuto rinchiuderci tutti quanti in galera per atti osceni in luogo pubblico, fino a quando un giocatore avversario vince una trentina di rimpalli al limite della nostra area e, per un incredibile errore di mira (viste le sue conclusioni precedenti), riesce sul serio a centrare la porta e a superare il nostro presidente-portiere. Abbastanza giusto, direi, dato che entrambe le squadre meritavano di perdere pesantemente ma, per una assurda legge del calcio, ciò non è possibile.
Ripresa: squadra di casa in forcing assatanato, scriverebbero quelli bravi, e ospiti (cioè noi, ma ospiti del calcetto, che ci sopporta e ci permette ancora di cimentarci) che si bunkerizzano in difesa. E come tutte le squadre tecnicamente disastrate (cioè tutte, a questi livelli), riescono a fare bella figura se piantati bene in difesa e pronti al contropiede: uno dei tanti porta Gianni a “sfondare” sulla destra e provare il tiro da posizione impossibile su cui il portiere ci mette un mano ma sulla ribattuta un nostro compagno con un tapin segna a porta vuota. Solo dopo si scoprirà che si tratta di Capitan Gallo, in una sua incursione offensiva che per un pelo non si risolveva in tragedia (a nessuno verrebbe mai in mente la malsana idea di andare a coprire una sua avanzata). La notizia è doppiamente preoccupante: butei, il Gallo si è già giocato alla prima il bonus del suo gol stagionale.
Succede ancora poco, tipo un centinaio di nostri contropiede sciaguratamente sprecati con tiri scoccati da 30 metri.
Quando l’arbitro fischia (e quei tre fischi sono più di quanto abbia fatto nell’intera partita) la tensione si scioglie, ci si lascia accasciare al suolo stremati e si lasciano andare le lacrime: quelle per il gioco espresso, effettivamente qualcosa per cui vale la pena piangere.
Queste alcune delle dichiarazioni dei protagonisti raccolte a caldo dai nostri inviati a bordo campo al termine della partita:
Martin: “Non sono stato io, si è fatto male da solo”.
Gallo: “Scusate sono di fretta, devo preparare la difesa per quando ci chiameranno in tribunale con accuse di vilipendio alla pubblica estetica”.
Presidente: “Sto cercando tre viti e due bulloni del mio ginocchio, devono essere qui vicine al palo, le avete viste?”.
Mister: “Quest’anno possiamo realisticamente puntare alla Coppa Disciplina”.
Friz: “Sono profondamente deluso: mi avevano detto che alla fine c’era il buffet”.
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